Sostenibilità, un termine oggi assai diffuso, a volte direi abusato, come capita sovente ad un neologismo quando viene sdoganato. Tuttavia la diffusione di un termine non sempre va di pari passo con la completa comprensione dello stesso, con il rischio che il concetto rappresentato diventi qualcosa di effimero, utopico, inapplicabile o semplicemente un accumulo di significanze.
E così ci capita di sentire il termine anche in contesti o espressioni che con esso nulla hanno a che fare. Ma questa è un’altra storia.
Per questo, inizierei dal definire l’etimologia di sostenibile: aggettivo, deriva dal verbo sostenere, dal latino sustinére composto da sub (sotto) e tenére (tenere)
Significato: che può sostenere, in senso figurato: suscettibile di essere mantenuto o continuato, che si può affrontare, tollerare etc. Da qui la locuzione: Sviluppo sostenibile, ossia rispettoso degli equilibri sociali ed ecologici esistenti.
Oggi è vitale che un’azienda persegua lo sviluppo sostenibile nei confronti dell’ambiente, nei confronti del lavoratore, nei confronti della governance dell’azienda stessa.
Da qui, ESG: un acronimo che sta per Environmental, Social, Governance, ovvero Ambientale, Sociale e di Governance. Termini che rappresentano i tre criteri fondamentali utilizzati per valutare la sostenibilità e l’etica sociale di un’azienda o di un investimento.
Il parlamento europeo ha pubblicato delle direttive precise in merito alle classificazioni ESG e così nascono enti certificatori, corsi per ESG manager, finanziatori e banche che valutano le aziende tenendo in gran conto questo fattore.
Ma io mi occupo di ricerca e selezione, e mi sono chiesta: “Come faccio ad affiancare i miei clienti imprenditori ed i loro HR manager in questo percorso di sostenibilità, intesa come S di ESG?”
S chesta per inclusività, equità, diversità, condivisione, che sta per stakeholder interni capaci, competenti, affidabili che sono presi in considerazione e le loro idee promosse.
Ebbene, tutto ciò passa da una sola cosa: una cultura radicata che tenga conto di questi fattori, costantemente, non solo nelle occasioni speciali.
Quindi, cosa mi sento di dire ai miei collaboratori ed ai clienti che ogni giorno incontriamo ed affianchiamo nei processi di selezione ed inserimento di nuovi collaboratori? Una cosa semplice:
“Le persone non cambiano a causa di influenza esterna. Le persone cambiano unicamente grazie alle micro decisioni autodeterminate. Ed il compito di un leader è quello di creare attorno alle persone che gestisce una cultura, un ambiente, degli stati emotivi che porteranno le persone a prendere alcune di queste decisioni.”
Questo è il primo passo verso la sostenibilità di un team in azienda. Pensateci bene, è una cosa semplice e non è l’unica… Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un saluto e arrivederci, al prossimo articolo!